Domenica XXVIII: La gratitudine ci salva

12 ottobre 2025.

Gesù allora disse: «Non sono stati guariti tutti e dieci? Dove sono gli altri nove? Non è ritornato nessun altro a ringraziare Dio all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’: la tua fede ti ha salvato».  (Lc 17, 11-19)

         Gesù vuole curarci dal peggiore dei mali: il peccato. Il peccato si manifesta in molti modi, anche se tutti questi si possono riassumere in un modo: l’offesa a Dio e al prossimo. Si pecca perché non si ama e non amando si pecca. Se cercassimo le radici del peccato vedremmo che ce n’è una che si presenta sempre: l’ingratitudine. Un’ingratitudine che è collegata inevitabilmente alla superbia perché siamo tanto più ingrati quanto più importanti ci crediamo, e di conseguenza siamo convinti che meritiamo che ci venga dato tutto, e quando fanno questo pensiamo che si stanno limitando a compiere il loro dovere. La persona che è consapevole della sua realtà, dei suoi pregi e dei suoi difetti, e che quindi è consapevole di quanto deve a Dio, anche se pecca, torna al più presto a riallacciare i rapporti rotti con il Signore. Invece, chi non sente gratitudine verso Dio, chi non è consapevole di tante cose che ha ricevuto, quando si allontana dal Signore non sente nemmeno il rimorso e, pertanto, non desidera ritornare alla casa del Padre. Se siamo grati, saremo in una posizione migliore per non separarci da Cristo. E se lo facciamo, saremo desiderosi di riconciliarci con Lui il prima possibile, nel caso in cui ci fossimo allontanati da Lui. Da questa prospettiva possiamo affermare che la gratitudine ci salva perché ringraziando non pecchiamo o, se pecchiamo, subito dopo chiediamo perdono al Signore e gli promettiamo che saremo al suo fianco, pieni di gratitudine se possibile, perché ha avuto misericordia di noi e non ci ha trattato come meritano i nostri peccati.

Obiettivo: Medita sui motivi per ringraziare Dio e fai le cose, soprattutto quello che ti risultano più difficili, per gratitudine verso di Lui.

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