5 gennaio 2025.
“Ci fu un uomo mandato da Dio; il suo nome era Giovanni. Questi venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma per rendere testimonianza alla luce. Era la luce vera, che illumina ogni uomo, quella che veniva nel mondo.“ (Gv 1,6-9)
Oggi l’esperienza di un cristiano nel mondo nel quale viviamo è spesso quella di una persona vittima di persecuzione e derisione. Ti bombardano da tutte le parti sia all’interno che all’esterno della famiglia. Ti senti interpellato per dare giustificazioni a peccati reali o presunti che la Chiesa ha commesso nei suoi duemila anni di storia. Inoltre ti chiedono i motivi per cui la Chiesa mantiene questa o quella legge morale contro la pressione ambientale. Infine, come credente in Dio, ti rendono responsabile non solo dei cataclismi naturali ma anche di quelle disgrazie che hanno origine nella malvagità umana. Davanti a tutto ciò il cristiano tende a evitare il dibattito e, alla fine, a vivere la sua fede di nascosto, per paura della tempesta che si scatena intorno a lui se professa la sua fede.
Invece dovremmo prestare attenzione a coloro che ci hanno preceduto, a coloro che vissero all’epoca del martirio e che furono essi stessi martiri. Per esempio sant’Ignazio d’Antiochia che fu martirizzato a Roma e che, davanti alla persecuzione, non esitò a dire che non servono discorsi brillanti ma grandezza d’animo. Ciò significa che, in questo contesto ostile in cui viviamo, quello che dobbiamo fare è essere disposti ad accettare l’umiliazione, la critica o il disprezzo, tutto prima di nascondere la nostra fede. Per il resto, non succede nulla se riconosciamo che non abbiamo le risposte a tutte le domande che ci fanno o per difendere la Chiesa come ha fatto Giovanni Paolo II, il quale ha ammesso che la Chiesa ha commesso degli errori ma che ha al suo attivo molti più successi che fallimenti e che di questi, solitamente, nessuno ne parla.
Obiettivo: Non aver paura di difendere Cristo con degli argomenti, se ce li hai, o con l’umile testimonianza, dicendo che per noi stare con il Signore significa aver trovato la felicità.