23 novembre 2025.
«Il popolo stava a guardare. I capi del popolo invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, l’Eletto». Anche i soldati lo schernivano; si accostavano a Lui per dargli dell’aceto e Gli dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». (Lc 23, 35-38)
La Chiesa conclude sempre l’anno liturgico con una festa speciale: la solennità di Cristo Re. Con questa festa la Chiesa vuole proclamare la sua convinzione che Gesù di Nazareth è il Figlio di Dio, l’autentico Signore dell’Universo. Però questa fede nella divinità e nel potere di Cristo non la porta a nascondere la fragilità del Signore e proprio per questo seleziona come testo per la lettura del Vangelo domenicale questo testo in cui si mostra Cristo nella sua maggior debolezza e fragilità, nella sua maggior prostrazione: quella della Croce.
Nella solennità di Cristo Re di quest’anno, la “parola di vita” ci invita a ricordare che il Signore al quale amiamo e adoriamo è coronato di spine e non d’oro e diamanti. Ciò ci porta a dimostrarci solidali con Lui. Non può essere altrimenti se davvero Lo amiamo. Forse una madre potrebbe vivere nella ricchezza mentre i suoi figli stanno morendo di fame? O saremmo capaci di sprecare dei soldi avendo un amico che ha dei problemi finanziari?
Ebbene, se quelle domande hanno come risposta soltanto un “no”, lo stesso dobbiamo rispondere noi alla domanda che dobbiamo porci riguardo a ciò che dobbiamo fare per renderci solidali con il Re coronato di spine. Non possiamo avere la coscienza tranquilla finché rimane in queste condizioni, oggi come allora, soffrendo di fame, sete, solitudine e ingiustizia. Dobbiamo affrettarci a liberarLo dalla sua corona di dolore e per riuscirci dobbiamo toglierla dalla fronte a coloro che la portano: a tutti quelli che soffrono. Sicuramente togliendola ci pungeremo ma questo sarà il prezzo che pagheremo per alleviare il dolore di Colui che è al primo posto nella nostra vita, il nostro Re, Cristo.
Obiettivo: Adorare Cristo e metterLo al primo posto nella nostra vita con opere concrete d’amore verso i bisognosi perché così facendo, aiutando questi ultimi, stiamo aiutando nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso.

