Quinta domenica di Pasqua: Prega di più per portare frutto

28 aprile 2024.

“Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo recide, e ogni tralcio che porta frutto lo monda, perché porti maggior frutto…come il tralcio non può portare frutto da se stesso, se non rimane nella vite, così nemmeno voi, se non rimanete in me”.  (Gv 15, 1-5)

         Nel Vangelo di questa domenica il Signore ci avverte che è impossibile portare frutto se non si rimane uniti a Lui. Inoltre, ci dice che per dare frutto utilizza qualcosa di così doloroso come la potatura. Non dimentichiamolo: ogni potatura fa male.

         Dunque, sono due i messaggi di questa “parola di vita”: il primo è che dobbiamo aumentare il nostro rapporto con il Signore se vogliamo portare frutto, se vogliamo evangelizzare, se vogliamo aiutare il prossimo. La preghiera, la confessione e la comunione frequenti diventano quindi gli strumenti indispensabili per compiere il bene, per mediare fra coloro che soffrono, per consolare, per ottenere il miracolo di smuovere i cuori più duri, perché ci permetteranno di stare in contatto con la sorgente: con Cristo.

         Il secondo messaggio è che possiamo trasformare la sofferenza in materiale per l’evangelizzazione, per la testimonianza, per “portare frutto”. A volte ci sembra che il dolore non serva a nulla e non troviamo una spiegazione alla sofferenza. Tuttavia, quando la viviamo uniti a Dio e senza disperazione, diventiamo testimoni credibili che attraggono gli altri e che sono capaci di portare le persone a Dio, Colui che è stato in grado di impedirci di sprofondare nella tempesta dei problemi. La sofferenza può essere il miglior fertilizzante per far nascere un raccolto splendido che prima non potevamo neanche immaginare.

Obiettivo: Aumentare la preghiera e la motivazione religiosa nel fare le cose, il “per te” rivolto al Signore. Quando soffriamo, diventare testimoni che si può essere felici nel dolore.

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