11 maggio 2025.
“Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco e mi seguono. Io do loro la vita eterna e non periranno mai; e nessuno le strapperà dalla mia mano.” (Gv 10, 27-29)
Normalmente gli uomini considerano che Dio è vicino a loro, li ama quando ascolta la loro voce, quando accoglie le loro suppliche. Per la maggior parte degli uomini il miracolo è il certificato, la prova dell’amore di Dio. Da lì provengono le crisi di fede, certamente di una fede poco formata, quando Dio, apparentemente, non ascolta le nostre suppliche. Invece dovremmo essere coerenti con i nostri propri criteri e applicarli alla nostra relazione con Dio. Se facessimo così ci chiederemmo: “Io sto ascoltando la voce di Dio? Sto rispondendo alle grida d’aiuto che mi lancia Dio dal suo dolore, dal suo bisogno? Non gli starò dando motivi in più per credere che non lo amo? Inoltre, se i piani di Dio a volte sfuggono alla nostra intelligenza perché a Dio non succede la stessa cosa che a noi? In altre parole, Dio non ci chiede cose che non possiamo fare ma ci chiede soltanto l’aiuto che gli possiamo dare.
Dio è un buon Signore e ha il diritto di incontrare dei buoni vassalli, dei buoni servitori, dei buoni amici, dei buoni discepoli. Lui ha dato la vita per le sue pecore, per noi. Cosa poteva fare di più? Poteva forse esserci una manifestazione d’amore più grande? Poteva forse compiere un miracolo più vantaggioso per l’umanità che salvarla dai suoi peccati e aprirci le porte della vita eterna? Per questo ha il diritto di trovare in noi una risposta equivalente. Dobbiamo ascoltare la sua voce e seguirlo perché, se lo facciamo, solo così Egli può completare in noi l’opera che aveva già iniziato; soltanto allora potrà darci la vita eterna promessa. Dobbiamo essere delle buone pecore che Egli, per essere un così buon pastore, ha il diritto di incontrare.
Obiettivo: Perfezionare la coscienza affinché non si lasci confondere dalle voci di questo mondo. Ascoltare le suppliche che ci fa Dio dal Tabernacolo o dal prossimo bisognoso e rispondere ad esse.